Il merito relazionale
Il concetto di merito, se inteso in senso meramente individualistico, censura quell’aspetto relazionale proprio della persona, piccola e grande
Il concetto di merito è sempre stato al centro del dibattito sociale e culturale, e in un mondo in cui i ragazzi sono spesso in competizione e in cui l’ansia da prestazione è sempre più dilagante si fa urgente una certa riflessione critica sul tema. È importante farlo per poter comunicare ai ragazzi qualcosa di prezioso che possa essere costruttivo e orientato al bene comune.
Tuttavia un concetto di meritocrazia che premi e metta in risalto solo il talento e l’impegno individuale porta con sé un lato oscuro che non può restare inesplorato.
È quello che ha fatto la direzione delle scuole CEFA proponendo al corpo docenti una lezione conclusiva della formazione estiva a cura di don Enzo Arborea, Responsabile del Centro Studi di Antropologia ed Etica dell’IPE Business School (Napoli) e Ricercatore nell’area di Antropologia della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce (Roma). Di seguito una sintesi di ciò che è emerso che può essere vera risorsa per tutti.
Il concetto meritocratico alla base della convinzione che il risultato dipenda esclusivamente da uno sforzo personale dimentica fattori di realtà come la “buona sorte” e le coincidenze positive, come anche altre sfaccettature della realtà che concorrono al raggiungimento di un obiettivo. In questi termini si può parlare di una arrogante meritocrazia che porta a una distorsione sociale, per cui chi ottiene risultati guarda con senso di inferiorità chi invece non ha avuto la stessa fortuna, ritenendolo – magari inconsapevolmente – meno capace.
Merito inteso come natura relazionale che porta con sé impegno verso l’altro e verso la collettività
Michael J. Sandel ne La tirannia del merito (2020) denuncia proprio questo, ovvero un’etichetta di inferiorità affibbiata a chi non riesce a raggiungere determinati risultati nonostante sforzi e impegno. Don Enzo ha invitato il personale CEFA a inserire nel proprio orizzonte un nuovo concetto di merito che non si limiti a considerare solo impegno e risultato raggiunto, ma che possa essere orientato al bene comune. Dunque merito inteso non più come un fatto individuale (che porta spesso a una competizione spietata), ma come natura relazionale che porta con sé impegno verso l’altro e verso la collettività.
Entra in gioco pertanto l’importanza dell’intenzionalità rispetto alle proprie azioni. Ciò che conta non è solo come si raggiunge un certo obiettivo, ma il perché, con che scopo e in quale orizzonte. Dunque una persona che usa un proprio talento, una propria risorsa o capacità per il bene comune merita senza dubbio un riconoscimento maggiore rispetto a chi, pur eccellendo nel proprio ambito, ha come scopo puramente una riuscita personale fine a se stessa.
Per questo il merito diventa una misura del valore sociale di azioni e lavoro. Un medico che spende la propria vita al servizio degli altri, un imprenditore che fa crescere un’azienda creando posti di lavoro, un insegnante che fa del proprio lavoro anche una missione educativa per trasmettere ai ragazzi la positività della vita, questi sono i nuovi modelli a cui occorre con forza far riflettere e far cogliere ai ragazzi la potenza e la positività. Sono i modelli che lasciano un segno e che è giusto guardare e apprezzare perché sono più corrispondenti alla vera natura dell’essere umano.
Una persona che usa un proprio talento, una propria risorsa o capacità per il bene comune merita senza dubbio un riconoscimento maggiore rispetto a chi, pur eccellendo nel proprio ambito, ha come scopo puramente una riuscita personale fine a se stessa.
Come si può far passare con forza questo nuovo concetto, questo cambiamento di rotta nella scuola e nella relazione educativa con gli studenti?
Lo si può fare anche attraverso azioni concrete come “premiare il merito relazionale”, sottolineando non solo il voto o il riconoscimento individuale, ma anche l’impegno sociale.
La partecipazione a progetti di volontariato, attività di gruppo che promuovono la cooperazione o anche il semplice supporto tra pari, tra compagni di scuola, questo deve essere inteso come un successo scolastico in primis dagli insegnanti e dalle famiglie. Un approccio dunque che non si limiti a premiare l’individualismo, ma sostenga comportamenti di aiuto reciproco e solidarietà.
Oltre a questo occorre “incoraggiare l’intenzionalità buona”. Seminari, discussioni, progetti che aiutino a sviluppare la consapevolezza del fatto che il proprio talento dà vero frutto quando è a servizio degli altri, dunque una logica che punti al successo del gruppo, della comunità scolastica.
In questa lezione si è proposto anche l’integrazione di una vera e propria valutazione attraverso premi e riconoscimenti rispetto a quanto l’impegno del singolo abbia avuto impatto sulla collettività; questo potrebbe infatti incentivare una maggiore partecipazione e un atteggiamento cooperativo tra i ragazzi.
In questa prospettiva può essere interessante introdurre anche progetti di orientamento per gli studenti nei quali si introduce una nuova concezione del lavoro, che non è uno strumento per affermarsi o emergere individualmente, ma un’opportunità per costruire qualcosa per l’altro.
In conclusione si può dire che il merito è un concetto che ha bisogno di evolversi, diventando un valore relazionale e collettivo che riconosca talento e impegno come fattori a servizio della comunità.
Una scuola che per prima riconosca questa valenza può essere il primo passo verso una concezione migliore della crescita e dello sviluppo del ragazzo
Occorre “incoraggiare l’intenzionalità buona”
Laureata in ostetricia nel 2013, ha lavorato in ambito ospedaliero, territoriale e scolastico, occupandosi di maternità, fertilità, salute femminile ed educazione affettiva nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Ha collaborato con varie associazioni e ha fondato una propria società per i servizi di formazione e supporto alle madri, alle famiglie e alle coppie. Ha approfondito la sua passione per la formazione con studi in scienze della formazione. Dal 2019 è Student Manager presso Camplus Pietralata. Collabora inoltre con l’Ufficio Studi di CEFA.
CEFA 4Family è la rubrica delle Scuole CEFA pensata per raccogliere e offrire consigli pratici e utili per diventare genitori consapevoli e sostenere i propri figli nella crescita.


